STATEMENT.
Il lavoro di Simone Camerlengo parte quasi sempre da una linea – la linea è un limite tra due superfici, un tentativo di costruire una forma, una scrittura e a volte una cancellazione. E’ anche un residuo dei suoi esordi da writer, insieme all’immaginario che attinge alla città e che comprende materiali da costruzione, i muri, gli oggetti abbandonati, la strada. Questi luoghi tornano sotto forma di grandi campiture di colore pieno; gli oggetti a volte diventano superfici su cui apporre il colore. Il quadro a volte restituisce un movimento esatto, altre è il palinsesto di una serie di tentativi, una superficie che lascia intravedere i suoi diversi passaggi. Segno o gesto, il colore è un’interrogazione dello spazio della pittura e della sua possibilità linguistiche, allora a momenti di produzione nello studio corrispondono momenti di ricerca attraverso il dialogo e il confronto con altri artisti. In questo senso il progetto di brevi residenze. "OPENWORK, focus on painting", che si è svolto a SenzaBagno, è anche parte della sua poetica – il necessario fare spazio all’altro (la linea non è solo confine, unisce).
Cecilia Canziani